IL FINANZIAMENTO DI SCAMBIO


Ha suscitato molta indignazione il finanziamento concesso dal governo alla Fiat. Si censura, giustamente, che vengano erogati soldi dei contribuenti italiani ad una società con sede in un paradiso fiscale europeo e che ha quale socio di riferimento un’azienda francese. Rimane, tuttavia, rilevante la circostanza che la forza lavoro a favore di cui, astrattamente, si rivolge questo finanziamento sia comunque, ancora presente in Italia. Del resto è noto che la Fiat ha sempre ottenuto finanziamenti da tutti governi che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi senza soluzione di continuità. Le considerazioni, tuttavia, più rilevanti sono altre, non intercettate dai commentatori non omologati al mainstream, anche quelli più attenti. La prima è che sia una favoletta che la politica determini l’economia ed, in particolare, la grande industria. Soprattutto in Italia, ma anche in gran parte del mondo occidentale, i governi fanno esattamente le scelte che le impongono di fare coloro che controllano il grande sistema imprenditoriale-finanziario. La seconda considerazione è molto più stringente e ci porta in un territorio totalmente inesplorato. La spropositata somma di denaro dei contribuenti italiani che il Conte Dracula ha versato al duo Agnelli-Elkan ha una motivazione ben diversa da quella apparente. È  un finanziamento di scambio per l’appoggio giornalistico fornito al governo in questi mesi a supporto della gestione sconsiderata della crisi sanitaria e degli obiettivi di distruzione della classe media pervicacemente perseguiti. I due magnati italiani sono proprietari o comproprietari, dei tre principali quotidiani nazionali, quelli che hanno supportato il governo garantendogli un consenso nelle masse a bassa acculturazione del nostro Paese. Se domani i proprietari delle principali testate, che hanno una partecipazione anche degli altri media, dessero ordine ai loro dipendenti di capovolgere i giudizi sul primo ministro, questo cadrebbe immediatamente nella polvere. Quelle stesse masse scarsamente intelligenti che oggi lo osannano perché condizionate dal bombardamento mediatico a suo favore, domani lo condannerebbero risolutamente sotto il condizionamento di un bombardamento mediatico a lui contrario! Resta la grande domanda che nessuno si è posta e che è il vero snodo per la comprensione profonda della bolla coronavirus. Perché i grandi industriali proprietari delle testate giornalistiche che controllano i media nel loro complesso, hanno agevolato la distruzione delle aziende che possiedono nell’economia reale? Perché si sarebbero auto inflitti una così dura punizione,pur potendola facilmente evitare?

Commenti

  1. Leggo e condivido questo articolo quanto meno "suggestivo". Non vorrei sembrare il classico paranoico "complottista" . Credo nella "spontaneità" dell'epidemia. Certamente sono stati compiuti errori clamorosi, solo parzialmente giustificabili con la impreparazione. Abbiamo visto supertecnici sanitari afferire continuamente in TV di ogni tipo , mentre i MEDICI VERI e altri SANITARI morivano in prima linea. Supertecnici scelti da altri supertecnici che alloggiano nei palazzi delle dirigenze della Sanità Nazionale e Regionale.
    Ma per restare nel tema qui posto mi siano concesse alcune osservazioni. Alcune grandi industrie , nonostante le strategie messe in atto, come la diversificazione delle sedi , le variazioni degli statuti societari i finanziamenti "parasindacali" ricevuti in continuo, versano comunque in una condizione non eccellente con introiti in continuo declino.
    Oggi , con la crisi innescata dall'epidemia e dai cattivi provvedimenti economico-sanitari, c'è un comodo sistema per accrescere il proprio patrimonio : seguire i FONDI che a loro volta seguono le AZIONI e la BORSA.
    Stando comodamente a casa, ad esempio, si potrebbe diventare proprietari di una grande compagnia aerea possedendo i FONDI che indirettamente a questa fanno capo. In realtà si potrebbe più opportunamente usufruire degli introiti in positivo della compagnia aerea quando questa rilancerà la sua attività.

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