IL CACCIATORE IMPAZZITO ESAME DATI ITALIANI 2




Il covid 19 è un'influenza che in Italia ha colpito pressochè esclusivamente  le fasce d’età oltre i 75 anni ed, altresì, solo poche province  del Nord Italia e del Centro Italia.
Non ha praticamente interessato il 98% del territorio nazionale e il 99% delle fasce d’età produttive e scolastiche. 
Queste ultime categorie sono state colpite da influenze virali, covid 19 e/o altre, in numero simile a quello degli anni scorsi se non meno. 
Questo dicono i dati oggettivi, ben evidenti sin da febbraio.
A fronte di queste certezze scientifiche come si sono mosse le forze politiche e per forze politiche intendo tutte le forze politiche?
Inizialmente hanno boriosamente affermato di essere pronte ad affrontare la situazione senza alcun problema (si veda l’intervista del ministro Speranza a Fazio, il cui video è ormai disponibile ovunque). Sapeva quello che diceva questo ministro? Aveva consultato i medici, quelli sul campo, non i burocrati nominati politicamente di cui sono zavorrate le ASL, che hanno più funzionari controllori che operatori? Sapeva che l’Italia, Paese di 65.000.000 di abitanti possedeva 5.000 (!) o poco più respiratori? Probabilmente no.
Gli “esperti” scelti da quei medesimi politici (si veda il contenuto della intervista rilasciata da Burioni sempre al medesimo giornalista) a febbraio, quando già il virus circolava, affermavano gli stessi concetti.
Una volta verificata la diffusione anche in Italia del virus abbiamo assistito all’inversione a 360%: Burioni ha cominciato, insieme ai suoi sodali del Patto per la scienza, a diffondere proclami allarmistici apocalittici, ed i politici hanno chiuso tutta la popolazione in casa. 
Si sono comportati come un cacciatore impazzito che prima se va ne allegro fischiettando tranquillo nel bosco e poi vede una sagoma che, forse, può essere un orso, e spara anche ai fringuelli, anzi, praticamente solo ai fringuelli. L’orso rimane illeso.
E’ accaduto esattamente questo. 
Sarebbe stato necessario avvalersi di consulenti all’altezza, capaci di leggere immediatamente il trend di fascia di età e geografico che si manifestava. Conseguentemente si sarebbe dovuta predisporre una task force mirata, che si sarebbe occupata delle categorie palesemente a rischio. Operazioni semplici, normali e logiche, se avesse funzionato l’apparato burocratico pubblico.  
Messi in sicurezza i possibili danneggiati, gli ultra 70 enni con patologie, il covid 19, avrebbe potuto avere qualsiasi diffusione nelle altre fasce d’età: sarebbe rimasto una influenza del tutto marginale, come confermato dalla sostanziale assenza di mortalità in tutte le fasce d’età. Non si è compresa l’urgenza di intervento nelle case di riposo, dove sono avvenute vere e proprie stragi.
Si sarebbero dovuto e potuto, altrettanto velocemente, potenziare le strutture sanitarie dei pochi luoghi dove sussisteva l’emergenza.  
Invece, dopo la sottovalutazione, è arrivata l’amplificazione isterica globale: si sono lanciati messaggi di diffusione potenziale del virus a tutta la popolazione, con inevitabile panico generalizzato. Si sono ignorate le esigenze impellenti di alcune limitate zone geografiche e le necessità delle persone in precise fasce d'età, e si sono disperse le risorse in interventi generalisti atomizzati. Ad errore si è aggiunto errore, perché si è cominciato a disperdere le energie nell’assistenza a soggetti che non ne avevano necessità e non ne avrebbero avuto necessità alla luce dei dati che si moltiplicavano. 
Il mancato tempestivo focus da parte degli “esperti” (sic!)  e delle forze politiche sulle fasce d’età e sulle zone geografiche effettivamente colpite è stata la causa delle mortalità degli anziani nel nostro Paese.
Le misure di distanziamento "varate" si sono risolte nello sparacchiare nel mucchio senza alcuna effettiva precisione. Ad oggi, esse non hanno prodotto alcun efficacia, tanto è vero che ad un mese dalla loro applicazione non ha portato alla diminuzione delle morti. 
I dati parlano chiaro. Da noi i decessi sono circa il 15% degli infettati e sono pressochè tutti anziani che vivono in precise limitate zone geografiche.
Negli altri Paesi i deceduti rappresentano meno dell’1% degli infettati. 
Se non si curano con priorità e profondità le fasce d'età a rischio non si diminuirà la mortalità.
Il cacciatore impazzito ha mancato completamente il bersaglio e continua a mancarlo!

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