Il Fondo Monetario Internazionale, che di crack finanziari è il massimo esperto essendone il principale fabbricante, rende noto che il Great Lockdown, (distanziamento e chiusura delle attività economiche) applicato, senza alcun fondamento medico-scientifico, in alcuni Paesi, determinerà il crollo del loro prodotto interno lordo.
La recessione prevista dal Fmi si conferma più grave di quella innescata dalla crisi finanziaria del 2008. A titolo esemplificativo, il crollo del Pil italiano sarà pari a -9,1% nel corso del 2020. Il Pil Italiano dovrebbe poi, secondo l'istituzione di Washington, recuperare terreno nel 2021, segnando una ripresa del 4,8%. Da brividi sono i livelli a cui saliranno il deficit-Pil e il debito-Pil italiani. Nel 2020 il rapporto deficit-Pil dell'Italia volerà all'8,3% del Pil per effetto delle spese che lo Stato sosterrà per arginare gli effetti del coronavirus sull'economia. Il debito-Pil balzerà al 155,5%.
Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti scenderà del 5,9% nel 2020, per poi segnare una ripresa del 4,7% nel 2021.
Dal Fiscal Monitor dello stesso Fmi, inoltre - pubblicato in occasione delle riunioni primaverili del Fondo Monetario e della Banca Mondiale - emerge che il deficit-Pil Usa è atteso al livello monstre del 15,4% nel 2020.
Il Fondo Monetario Internazionale prevede un tonfo del Pil della Germania, nel 2020, pari a -7%.
Attesi in contrazione quest'anno anche il Pil della Spagna -8% e della Francia -7,2%.
Il Pil spagnolo salirà poi del 4,3% nel 2021, quello francese del 4,5%, quello tedesco del 5,2%. Guardando alle altre economie, il Pil del Giappone calerà del 5,2% quest'anno, prima del +3% nel 2021; il Pil del Regno Unito si contrarrà del 6,5%, riportando poi una ripresa del 4%; il Pil del Canada farà -6,2% per avanzare successivamente del 4,2%.
Il PIl della Russia scenderà del 5,5% prima di recuperare il 3,5%.
Il Pil cinese salirà nel corso di quest'anno di appena l'1,2% per poi segnare una ripresa del 9,2% nel 2021.
I dati relativi ai crolli di quest’anno sono certi, perché attuali e concreti, quelli sulla ripresa del prossimo anno del tutto ipotetici e, guardando le precedenti previsioni licenziate dal FMI, del tutto inattendibili.
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La finta prospettazione di una ecatombe da coronavirus, unita alle scelte di distanziamento, scientificamente inutili ed anomale, in relazione alla gravità della malattia, e di fermo dell’economia, sono stati i micidiali ingredienti del cocktail che ha provocato danni da conflitto bellico alle economie mondiali. Negli articoli precedenti abbiamo tracciato, pressochè integralmente, salve alcune ulteriori precisazioni, il percorso della menzogna del covid 19. Abbiamo esaminato le modalità con le quali è stato costruito, ingigantito, diffuso, e posto in esecuzione. Ora precisiamo la strategia che è stata adottata.
Nella seconda guerra mondiale è stata inaugurata, dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, una nuova modalità di conduzione del conflitto armato: il bombardamento a tappeto delle persone civili. Viene narrato che fosse finalizzato a rendere più efficace la forza d’urto delle truppe combattenti. Solo queste due potenze avevano programmato la costruzione di fortezze volanti che, da 10.000 metri di altezza, colpivano obiettivi civili indiscriminati, tra l’altro nemmeno difesi da contraerea. L’esecuzione di questa modalità bellica, mai vista prima di allora, è costata molti milioni di morti civili, tra cui centinaia di migliaia di bambini. Distruggere la popolazione civile con bombardamenti indiscriminati a tappeto per vincere un conflitto fu una barbarie che venne rifiutata da tutti gli altri belligeranti. Si deve precisare che questi ultimi conoscevano perfettamente, ed anche meglio dei Paesi che l’applicarono, questa strategia, essendo stata ideata e teorizzata analiticamente nel libro “Il comando dell’aria” pubblicato in Italia nel 1921 da Giulio Douhet, un generale italiano. Germania Italia, Giappone, Francia, Russia, se lo avessero voluto, avrebbero potuto a loro volta produrre queste fortezze volanti. Il rifiuto della strategia di sterminio della popolazione civile fu motivato, quindi, esclusivamente, da ragioni etiche. I bombardamenti tedeschi sui civili di Londra furono limitatissimi e meramente ritorsivi. Coventry venne bombardata dopo che già erano state colpite molte città tedesche e successivamente all’avvertimento di cessare questa prassi. Lo sterminio dei civili violava, platealmente, norme elementari stabilite dalla Convenzione di Ginevra. Non ha mai fatto seguito un processo per crimini contro l’umanità, come sarebbe stato giuridicamente corretto ed eticamente ovvio.
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La strategia dello sterminio della popolazione civile, anche se attuata su larga scala, non avrebbe mai prodotto la vittoria sul campo di battaglia contro Paesi socialmente ben organizzati. Questi ultimi, finché le loro forze armate fossero state in grado di combattere efficacemente e cioè finché avessero la speranza di vincere, non si sarebbero arrese. La predominanza aerea non garantisce, infatti, la conquista del territorio avversario. Per ottenere questo essenziale risultato occorre possedere efficaci forze di terra. Per cui quando sentite la storiella, pseudo assolutoria, che i bombardamenti dei civili sarebbero stati finalizzati a vincere od abbreviare la guerra, sappiate che chi vi parla sta mentendo.
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La guerra totale attuata attraverso violenza sulla popolazione civile, seppure non efficace dal punto di vista strettamente bellico, raggiunge, tuttavia, l’obiettivo di terrorizzare le persone e di renderle prone ad eseguire ogni comando che il futuro vincitore vorrà loro imporre a suo piacimento. Un esito psicologico di grande rilevanza nel controllo delle persone. Anche questo, tuttavia, è un esito collaterale secondario.
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La guerra di distruzione globale della popolazione civile aveva, nelle intenzioni degli USA, un obiettivo primario di natura economica in senso stretto.
La finalità effettiva era quella di danneggiare il più possibile, oltre al capitale umano, le risorse materiali del nemico a prescindere da ogni considerazione di natura tecnico militare. Il paese danneggiato avrebbe avuto necessità di una fase di ricostruzione e, quindi, di approvvigionarsi di molteplici materiali e servizi che avrebbe dovuto importare dai Paesi rimasti meno coinvolti. Il paese sconfitto si sarebbe molto impoverito permettendo così di investirvi a condizioni molto vantaggiose e di acquistare a prezzi stracciati. La necessità di distruggere diveniva più impellente nei confronti di un avversario che in tempo di pace fosse stato un concorrente commerciale sui mercati mondiali. In questo caso lo scopo sarebbe stato, anche, il ridurre la capacità di esportazione dello stesso, in modo tale che non potesse essere un concorrente nel dopo guerra almeno per un periodo di tempo più lungo possibile.
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La digressione non è fine a sé stessa. Nell’affare coronavirus si è applicata la stessa identica strategia della guerra totale: bombardamento a tappeto sulla psiche degli esseri umani sino a provocare una paura endemica irrazionale, istintiva, sacrifici umani, quindi, e distruzione totale delle economie. Si dirà: ma sono stati coinvolti anche gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, quindi, quale è il soggetto che ha utilizzato i “bombardieri virtuali” per questa finalità? Per ora consentiteci di non dare risposta. Essenziale è che, dopo che si è compreso che l’appoggio dei media alla distruzione dell’economia reale è una anomala tattica, perché essi sono di proprietà dei medesimi soggetti apparentemente danneggiati, si comprenda, ulteriormente, che la strategia di fondo utilizzata dal beneficiario è quella della distruzione per la gestione della ricostruzione.
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