Si evoca la guerra. Sicuramente è una guerra che ha obiettivi precisi: spostare ricchezza da alcuni soggetti ad altri, impoverire, ulteriormente e drammaticamente, quelli che già versavano in difficoltà, ed impedire ai primi di aiutare i secondi e, quindi, distruggere la “comunità”.
Non vi è, tuttavia, lo scenario visivo bellico.
Non vi sono macerie fumanti.
Non vi sono macerie fumanti.
Da tempo si sperimentano armi che paralizzano e distruggono solo le cose, ma non danneggiano le persone.
Nell’affaire coronavirus, attraverso le misure restrittive personali già adottate e quelle che verranno adottate, si è andati oltre: non si è distrutto l’oggetto materiale che è stato attaccato, ma se ne è disintegrato il valore intrinseco.
Si sono deprivate le realtà economiche del loro contenuto e valore.
Non si vedono macerie, ma esistono e sono più gravi di quelle materiali.
Le macerie concrete, esiti inevitabili di un conflitto armato classico, imponevano lo sforzo di ricostruire, ma una volta operata questa fatica si ripartiva.
Nell’affaire coronavirus non si può ricostruire e ripartire, perché è la produttività intrinseca delle attività che è stata distrutta.
Come faranno a sopravvivere i ristoranti, i teatri, i cinema gli alberghi, gli stabilimenti balneari, le industrie, e, comunque, qualsiasi settore produttivo, se le misure di distanziamento verranno mantenute? Pur essendo le strutture perfettamente intatte, non potranno più produrre reddito sufficiente per poter essere gestite.
Questa è la novità straordinaria non compresa con sufficiente chiarezza dai tanti volonterosi analisti che non si appiattiscono sulla narrazione del mainstream.
Anche loro, laddove accettano la premessa di una qualche verità e realtà nella drammatizzazione di questo virus, non escono dalla trappola: si limitano a dibattersi nella rete ed a recriminare sterilmente.
Se si accetta la premessa dell’effettiva realtà dell’emergenza sanitaria, come divulgata, si devono accettare in sequenza: la paura del contagio, l’isolamento necessario, il distanziamento terapeutico perenne e, quindi, tutte le ricadute annesse e connesse, sia personali che economiche.
Se si accetta la premessa dell’effettiva realtà dell’emergenza sanitaria, come divulgata, si devono accettare in sequenza: la paura del contagio, l’isolamento necessario, il distanziamento terapeutico perenne e, quindi, tutte le ricadute annesse e connesse, sia personali che economiche.
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Il vaccino non risolverà la problematica, come sopra inquadrata, perché da ora in avanti, se si darà credito alla “realtà non realtà” che si è vissuta nell’affaire coronavirus, si sarà disponibili ad accettare ogni imposizione.
In ogni caso i danni sono già stati fatti e continueranno, a rilascio, a manifestarsi prima che arrivi qualsiasi, più o meno, efficace rimedio.
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L’atto concreto essenziale che ciascuno di noi deve attuare per reagire all’esito di questa guerra dichiarataci singolarmente e come comunità, deve essere quello di prendere consapevolezza che siamo finiti in un war game di gradiente di gravità effettiva del tutto trascurabile.
Non fa piacere constatare di essere stati raggirati, ma questa è la verità.
Occorre aderire senza riserve all’opinione scientifica di quello stuolo di veri studiosi che hanno catalogato il covid 19 come un virus senza alcuna effettiva anomala diffusione e mortalità, che ha causato, forse, ma non è nemmeno ancora provato, un numero di decessi superiore alla media solo a causa della negligenza, voluta, con cui si è affrontato.
Appena termineranno gli effetti dei decreti ministeriali, oltre ad esaminare la loro legittimità, promuoveremo una campagna legale di abolizione di tutte le restrizioni alla libertà di movimento perché ingiustificate scientificamente e non compatibili con i dati reali del covid 19.
Per conoscere la verità bisogna attraversare la strada e spostarsi sul lato giusto...
Condivido e sottoscrivono , vorrei anche far parte di quella parte di popolazione che chiederà il conto ai corrotti politici e giornalisti assassini che hanno contribuito a tutto questo , stop NWO
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