Ogni giorno alle 18,30 vi è una conferenza stampa gestita congiuntamente da Istituto Superiore di Statistica e Protezione Civile. Vengono riassunti i dati giornalieri ed in particolare si precisano i numeri relativi ai contagiati ed ai morti. Si ha l’accortezza di precisare che quelli effettivamente riconducibili, con esclusivo nesso di causalità, al coronavirus, sono pochissimi. Una cautela attuata, probabilmente, a futura memoria, ma del tutto insufficiente.
Gli altri decessi sono di persone con coronavirus, vale a dire riguardano persone che muoiono, probabilmente, per altre diverse ragioni.
Per alcuni soggetti questa distinzione è poco rilevante, ma non spiegano mai il perché…
E’ notorio, infatti, che il 95% degli uomini sopra gli 80 anni quando muore abbia anche il tumore alla prostata. Tuttavia la causa di morte è altra e diversa. Nessun statistica, conseguentemente, assume, ai fini di calcolare l’incidenza percentuale delle persone morte per il tumore alla prostata, quella dei morti con tumore alla prostata.
Nel caso del coronavirus, al contrario, le persone morte con coronavirus si aggiungono, pur con riserva, a quelle morte per coronavirus.
Perchè questa differenziazione metodologica in relazione a questo virus?
Alle scuole elementari ci è stato insegnato che non si sommano le pere con le mele. Sarebbe opportuno che anche l’Istituto Superiore di Sanità e la Protezione Civile si attenessero a questo “elementare principio”, per rispettare il minimo di adeguata correttezza informativa, e fornissero questa differenziazione come primo dato in assoluto.
L’opacità comunicativa dei due organismi non è presente solo in questo segmento, vi è un ulteriore dato che non viene dichiarato, malgrado sia ancora più rilevante.
Lo sveleremo presto...

Commenti
Posta un commento